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IL SIGNIFICATO PSICOLOGICO DEL MITO DI SANSONE

A cura della Dott.ssa Germana Temperini.

 Come quasi sempre accade per gli eroi, anche in Sansone troviamo il tema della nascita divina.Sua madre è un’israelita sterile alla quale l’angelo del Signore ha predetto che avrebbe partorito un figlio destinato a liberare il loro popolo dai Filistei. Il suo sarà un bambino consacrato a Dio, che tra gli obblighi da rispettare avrà quello di non tagliarsi mai i capelli: La sua testa non conoscerà rasoio” ordina l’angelo. E così accade. Dai capelli Sansone trae la sua incredibile forza, che gli fa compiere azioni sovrumane. La sua chioma lo rende invincibile.La storia di Sansone ci rimanda, quindi al tema dei capelli come simbolo di forza e di virilità.Sansone è talmente forte da uccidere un leone a mani nude, è in grado di uccidere mille filistei con una mascella di asino, riesce a scardinare i battenti della porta della città di Gaza. Sansone è forte come un gigante ma alla sua smisurata forza fisica non corrisponde un’adeguata forza psichica, perché da questo punto di vista è debole come un bambino. È un bambino immaturo quando chiede al padre di prendergli per moglie la donna che ha visto solo una volta, dicendogli: “Prendi quella perché mi piace”. E’ il debole che non sa fare sacrifici: la vedo, mi piace, la voglio. Trova gratificazione nel sedurre molte donne, ma da tutte loro è ingannato.

E’ l’infante che cedendo “per noia” alle insistenze di Dalila che chiede di svelarle il segreto della sua forza, agisce non pensando alle conseguenze delle sue azioni. Cedimento che lo porterà a essere catturato dai Filistei, accecato e “usato” per divertire il popolo facendo giochi nel tempio.

 In questo mito troviamo, inoltre, il tema della cecità anch’esso legato alla perdita e alla trasformazione. Sansone viene privato della vista, un primo sacrificio che gli viene imposto. La perdita della vista spesso significa l’acquisizione di un altro tipo di visione, quella interiore. Tiresia, l’indovino di cui ci narra Ovidio, riceve il dono di poter prevedere il futuro dopo che è stato privato della vista. Edipo si priva consapevolmente della visione “esterna” e solo dopo anni in cui ha vagato solo e mendicate trova la sua riabilitazione a Colono.

Viene in mente la bella frase di K. Gibran :

“Per arrivare all’alba non c’è altra via che la notte”.

 Il tema dei capelli come simbolo di forza e di potere è trasversale in moltissime culture e in tutte le epoche. Pensiamo ai re francesi del medio evo il cui potere illimitato si evidenziava anche nell’inviolabilità delle chiome che non si facevano mai tagliare. Pensiamo alle lunghe capigliature dei guerrieri indiani. Ai guerrieri celtici e alle loro acconciature da combattimento con i capelli che si elevavano minacciosamente verso l’alto, mostrando così ai nemici il loro potere, spaventandoli.

 Nelle donne l’acconciatura alta ha sempre significato nobili origini, si pensi alle sovrane nello stile di Nefertiti, nobili e dignitose. Inoltre la capigliatura femminile è anche un’importante arma di seduzione: sciolta, raccolta, nascosta, ad indicare disponibilità o ritegno. Maria Maddalena viene raffigurata con i capelli sciolti e lunghi, segno del suo abbandono a Dio.

 Se la capigliatura è investita di tanti e tali significati, la sua perdita ,o la rinuncia consapevole, avrà implicazioni di non poco valore: la perdita di questi simboli di forza e di potere ci dice che si è dovuto pagare per qualcosa, si è reso necessario fare un sacrificio.

I soldati vi rinunciano temporaneamente, durante il loro servizio devono abbandonare le pretese egoiche e preoccuparsi solo di servire la patria. La libertà, le relazioni personali devono essere messe da parte e il taglio dei capelli diventa un atto di obbedienza.

I monaci rinunciano consapevolmente alla loro libertà, ai loro pensieri, “alla loro testa” e la offrono a Dio.

 Fin dall’antichità la tosatura del capo è collegata alla trasformazione spirituale: i sacerdoti di Iside avevano il capo rasato e la tonsura è un simbolo ancora molto vicino ai nostri giorni.

Nel primitivo mito dell’eroe, questi durante il soggiorno nel ventre del mostro perde tutti i capelli a causa del calore che vi regna. Ma solo dopo questo passaggio ha accesso a una rinascita, a una trasformazione. Una rinascita che viene mimata dal corpo: come per il neophyta, l’eroe si ritrova con il capo simile a quello di un bambino, un neonato dal capo ancora calvo.

Anche nelle alopecie ritroviamo questo tema, questa contraddizione: da un lato l’aspetto di chi ne soffre appare invecchiato a causa della calvizie, dall’altro il corpo mima una regressione a uno stadio precoce dell’esistenza.

 Nelle alopecie la rinuncia e il sacrificio restano a livello inconscio e finché non ne viene elaborato il significato profondo non si ha accesso al processo di trasformazione. Alla rinuncia sul piano inconscio corrisponde una “rinuncia” , una perdita sul piano fisico.

Possiamo allora chiederci: “A quale scopo offro i capelli?”

Nel percorso che porta alla risposta a questa domanda potremo scoprire che è avvenuta una perdita di libertà. Potrebbe essere il caso dei giovani adulti che precocemente perdono i capelli denunciando con ciò la difficoltà che hanno ad accettare le responsabilità della vita adulta e la perdita di libertà che questa per molti aspetti comporta.

(Negli anni settanta le chiome venivano lasciate crescere proprio in nome di questo irrinunciabile diritto).

 I capelli per il loro essere filiformi rimandano certamente al legame, la loro caduta può così denunciare che la perdita patita è proprio quella di un legame importante.

Spesso le donne dopo il parto perdono i capelli: nel donare la vita al figlio ci si deve separare da lui, rinunciare a qualcosa di sé.

Talvolta potrebbe essere necessario abbandonare vecchie strutture mentali ormai superate e lasciar germogliare il nuovo: la perdita dei capelli tipicamente maschile sulla sommità del capo, potrebbe mimare un’apertura verso dimensioni superiori.

Per la loro collocazione i capelli sono anche associati ai pensieri e talvolta può essere necessario “allontanare” pensieri riprovevoli.

 Tornando a Sansone, la perdita dei capelli è il primo atto di un percorso che lo porterà a diventare un eroe. Con la rinuncia forzata alla sua chioma perde la sua energia fisica, ma acquisisce la possibilità di accedere ad un percorso di trasformazione alla fine del quale potrà compiere un’altra rinuncia, questa volta consapevole, e con il sacrificio della sua stessa vita, portare a termine l’incarico affidatogli dal suo Dio.

 Tra le altre cose questo mito ci vuole forse dire che seguire il percorso di trasformazione che porta alla consapevolezza richiede, inevitabilmente, un grande sacrifico. Ci dice anche che il sacrificio e la rinuncia devono essere consapevoli e che se, come Sansone, vogliamo aderire al compito che a tutti noi è stato affidato dal “nostro dio”, se vogliamo cioè tentare di realizzare appieno il nostro Sé, il sacrifico è imprescindibile.

Soltanto rinunciando consapevolmente alle pretese del nostro Io, agli attaccamenti infantili, al narcisismo possiamo portare a termine il compito e rendere sacra la nostra vita.

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Commenti: 2
  • #1

    Sarcone Tommaso (giovedì, 06 gennaio 2022 18:16)

    Se vogliamo tentare di realizzare appieno il nostro Se' , il sacrificio è imprescindibile. Giusta affermazione della dottoressa.
    Il sacrificio di Sansone, rinunciare alla vita per rimediare ad un errore e portare a compimento un lavoro affidatogli da Dio, è il massimo per dimostrare la devozione e la gratitudine per quanto ricevuto.
    Le imprese sovrumane del giudice Sansone, che mi guardo bene dal pensare sia stato solo un mito, erano dovute allo Spirito Santo del suo Dio, piuttosto che alla sua chioma.
    Lo Spirito di Geova Dio era operante su di lui quando le sue azioni e i suoi pensieri erano in armonia con l'incarico che gli fu affidato sin dalla nascita. La debolezza dimostrata con Dalila gli fece perdere, anche se temporaneamente, l'appoggio di Dio.
    Quando tra le colonne del tempio imploro' il suo aiuto e il riavvicinamento a Dio, gli fu mostrato nuovamente appoggio e lo Spirito agi' restituendogli potenza oltre il normale.
    A tutti noi oggi è chiesto di fare rinunce, chi per una carriera, chi per una disciplina sportiva, chi per amore, come accennato è inevitabile se vogliamo a tutti i costi raggiungere l'obiettivo.
    L'obiettivo di un cristiano è quello di mostrarsi devoto e scrupoloso osservante dei principi fondamentali enunciati da Cristo Gesù nel racconto dei Vangeli. La società odierna cerca in tutti i modi di cancellare la nostra identità di liberi pensatori costringendo i più ad una inutile corsa al successo nelle sue varie forme e in vari campi. Devi Essere, devi Avere, devi Contare.
    In realtà possiamo raggiungere la soddisfazione semplicemente amando la vita, il prossimo ma soprattutto il nostro Creatore.
    Come ebbe a scrivere il saggio re Salomone: " La conclusione dell'argomento avendo udito ogni cosa è :temi il vero Dio e osserva i suoi comandamenti, questo è l'intero obbligo dell'uomo ".

  • #2

    D. (mercoledì, 28 settembre 2022 09:53)

    I capelli per una donna possono essere anche il simbolo di ciò che c'è di prezioso in lei: la sua parte unica e selvaggia,oltre che la seduzione. Come dice la Pinkola Estes in "Donne che corrono con i lupi", difendere apertamente questo valore può essere molto rischioso per le donne, perché il selvaggio che esse apportano è temuto. E' per questo che non mi firmo... ;-)